Lasciateci perdere by Gabriele Salvatores

Lasciateci perdere by Gabriele Salvatores

autore:Gabriele Salvatores [Salvatores, Gabriele]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-10-11T12:00:00+00:00


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Viaggi e miraggi

Pensa che sono andato a vivere in montagna perché ho letto Angeli della desolazione di Jack Kerouac. Solo che lui dopo nove mesi ha scritto il libro ed è tornato giù. Io sono dieci anni che sono ancora lì

(Gigio Alberti, in Marrakech Express, 1989)

Ancora oggi, alle pareti di case, bar, negozi e ristoranti di Real de Catorce e San Luis de Potosì, dove abbiamo girato Puerto Escondido, ci sono un sacco di foto dei locali, campesinos, gente qualunque del posto, che tengono in mano il nostro Oscar. Facevano il tifo per noi e il ritorno in Messico de “los italianos” è stato trionfale.

Molto meno il mio umore. Avevo interrotto le riprese del film per quei pochi giorni. Ma quei pochi giorni cambiavano tutto. Come avrei finito Puerto Escondido?

Comincio a pensare troppo, mi sento schiacciato dalla pressione, una pressione che, stupidamente, mi metto addosso da solo. Diego è ancora più nervoso di prima, è come se gli equilibri fossero cambiati. Io sbaglio perché, non trovando l’abituale sintonia, mi rapporto a lui in modo diverso. Insomma, un casino. Un casino che decido di risolvere complicando il film.

Aggiungo movimenti di macchina più ambiziosi, probabilmente inutili, ma mi servivano per dimostrare che ero davvero bravo, che quell’Oscar me l’ero meritato. Il risultato è un film diviso a metà. So benissimo quali scene abbiamo girato prima del viaggio a Los Angeles e quali dopo. Quando mi capita di rivedere il film, cosa che in genere evito di fare, divento triste. A teatro se una cosa non ti piace più, la puoi cambiare la sera dopo. Al cinema, gli errori che hai fatto arrivano puntuali e implacabili allo stesso minuto della proiezione e non puoi farci più nulla.

L’America mi deluse. Ero cresciuto con Il laureato, Cinque pezzi facili, Easy Rider. Avevo divorato i libri di Kerouac, le poesie di Ferlinghetti e le pièce di Tennessee Williams. Avevo imparato a suonare le canzoni di Bob Dylan, di Crosby, Stills, Nash & Young. Avevo coltivato intorno all’America questo mito di libertà e gioventù ma la prima volta che ci ho messo piede mi sono reso conto che quello che io amavo di quel Paese erano perlopiù trasfigurazioni artistiche di voci irregolari, non la sostanza culturale di una nazione. Hollywood, in particolare, era un mostro divorato da una mentalità ossessiva, materialista, drogata dall’idea di successo.

Los Angeles mi spaventò. Come si può vivere in una città senza un centro, dove per andare a trovare degli amici devi sobbarcarti un’ora di macchina?

Finito Puerto Escondido, ci andammo a trascorrere un breve periodo, un po’ in vacanza e un po’ per capire che cosa fare in futuro.

Totti affittò una bella casa a Beverly Hills per sé, la sua compagnia di allora, me e Rita. Piscina, sole, nemmeno una preoccupazione all’orizzonte. Del resto che preoccupazioni vuoi avere in quella bolla celestiale, dove anche la temperatura è perfetta tutto l’anno?

Io prendevo lezioni di inglese a domicilio e poi partecipavo a riunioni e appuntamenti.

Durante uno di questi, ci proposero di trasferirci stabilmente. Ci avrebbero dato una casa e un ufficio a testa, per me e Maurizio, per mandare avanti dei progetti americani.



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